Chiro Camp, un sogno realizzato!
Di Silvia Marini
Ricordo molto bene il mio primo viaggio nell’Africa profonda. Era l’agosto del 2009. Partii con due grosse valigie, cariche di tutto… idee, sogni, paura e la solita voglia di cambiare il mondo… Partii con un gruppo strano e variopinto, amici di lunga data, altri conosciuti appena e poi gli scout di Pontedera, giovani, pieni di vita, di coraggio e di allegria. Per me, ex scout, è stato come aprire una finestra sul passato, viaggiare nello spazio e nel tempo. Gli scout avevano un progetto, elaborato dopo aver conosciuto Father Caesar, responsabile degli scout ugandesi; volevano realizzare un campo scout anche in Uganda.
Nel vortice di colori, sapori, musica, rapita da tutte quelle esperienze che in poche ore travolgono e poi chiedono una vita intera per essere comprese… conobbi il luogo che avrebbe ospitato il campo scout: Chiro Camp! Ricordo che, immersi nella potente natura africana, seduti sulle sponde del lago Vittoria, mentre un’aquila ci guardava dall’alto, appollaiata su un albero e pensosa, anche noi lasciammo scorrere i pensieri. Ci interrogammo sul senso del nostro viaggio, stupiti dallo strano destino che ci aveva riunito lì, sotto il cielo africano, sorvegliati da un’aquila reale… Qualcuno disse che essere scout, in Italia, significa cercare uno stile di vita autentico, rinunciare al superfluo, ma dov’era il superfluo in quell’angolo di mondo? Allora forse anche il senso dello scoutismo è un altro… Domande senza risposta, o meglio, domande che svelano sempre la stessa risposta: disuguaglianza, squilibrio e l’ingiustizia che governa il mondo.
Poi l’aereo ci riportò a casa e la vita riprese il ritmo consueto.
E il campo scout? Il progetto procedeva tra ostacoli, difficoltà, risorse insufficienti… gli scout organizzavano eventi per raccogliere fondi, e anche Bhalobasa faceva la propria parte, con il proprio stile, permeato di generosità e condivisione.
Tornai in Uganda nel 2012. Di nuovo a Chiro Camp. I progressi erano enormi! Strutture in muratura destinate ad accogliere i ragazzi, campi coltivati, alberi da frutto e ancora un panorama di struggente bellezza… Ricordo uno spettacolo realizzato solo per noi, musica, danza, giochi acrobatici, mangiatori di fuoco, un turbine di colori e la splendida accoglienza africana. Ci salutammo con la promessa di tornare e visitare il campo perfettamente compiuto.
Ancora frenetica raccolta fondi, speranze e delusioni, progressi e battute d’arresto, fino a quando riceviamo la notizie che Chiro Camp sarà inaugurato nel luglio 2016.
Siamo tutti invitati!
E così, durante il mio terzo viaggio in Uganda, con un nuovo gruppo, arriviamo a Chiro Camp per quella che pensavamo fosse una semplice giornata di festa. Le dimensioni dell’accoglienza ci travolgono e un po’ ci inquietano… Stringiamo centinaia di mani, riceviamo parole, sorrisi, affetto, troppo per noi, proviamo quasi imbarazzo … e scopriamo la targa, che, con poche, essenziali parole, esprime affetto e gratitudine.
Father Caesar ci spiega che le strutture che abbiamo contribuito a realizzare diventeranno anche una scuola per i bambini più piccoli, figli dei pescatori dei villaggi vicini, frutto di un’umanità dimenticata, altrimenti destinati a un futuro di marginalità…
Ancora una volta si impongono alla mia mente le parole di Nelson Mandela “L’istruzione è l’arma più potente per cambiare il mondo” e penso, con una punta di orgoglio, che forse… un po’ ci abbiamo provato a cambiare il mondo!