Un nuovo progetto per l’India, la pandemia non lascia tregua

7 maggio 2021

Un nuovo progetto per sostenere l’India, la fine del tunnel si è allontanata notevolmente

Le immagini delle persone ricoverate per strada davanti al Sikh Temple di Delhi ci hanno colpito, riportandoci in quei luoghi visitati alcuni anni fa; uno dei templi moderni più belli dell’India molto attivo sul piano sociale con una mensa che può ospitare centinaia di persone tutti i giorni ed altri servizi di supporto alle migliaia di abitanti della capitale che vivono di
espedienti.
Non si scappa a questo destino, si nasce, si vive, si va all’ospedale e si muore tutto per strada. Maggio e giugno sono di norma i mesi più caldi e la temperatura che può anche andare oltre i quaranta gradi complica ancora la situazione di questa gente.
Gli ospedali pubblici che abbiamo visitato non sono in grado di affrontare minimamente questa situazione e anche i lussuosi ospedali privati, molto diffusi nelle città, si sono trovati impreparati per personale e attrezzature a questa pandemia.
La referente di Bhalobasa in India Sharmisha Singha Roy è andata addirittura in aiuto anche di queste strutture riuscendo a fornire mascherine, guanti, camici.
In India non esistono cassa integrazione, ristori e tutte le altre piccole o grandi sicurezze a cui siamo abituati in Europa, si mangia se si lavora. Ci sono moltissimi lavoratori impegnati sette giorni su sette, i muratori, gli agricoltori, i piccoli artigiani. Penso a quegli uomini che stanno tutto il giorno lungo una strada con un piccolo e scassato compressore per gonfiare i malandati pneumatici delle auto indiane per dieci rupie (1 € vale 90 rupie), o i negozietti nei villaggi che vendono qualche biscotto, sacchettini lillipuziani di patatine, piccoli giochi di plastica per i bambini. Come impedire loro di lavorare, come impedire di viaggiare su quei treni strapieni, o sui tetti di autobus che hanno anche quaranta, cinquanta anni di vita? L’India è un assembramento continuo, vive sulle strade, lungo le ferrovie, i tuguri degli slum accolgono solo nella notte magari otto persone in pochi metri quadrati, si fa la fila per l’acqua, si fa la fila per gli alimenti di scarso valore distribuiti dai governi locali, entrare nella metro di Kolkata vuol dire scontrarsi faccia a faccia con la moltitudine che esce, i mercati sono immensi e sempre affollati. Il governo che inizialmente aveva preso misure molto dure per il contenimento del virus, ricordiamoci il lungo lockdown che ha portato alla fame milioni di persone, ha poi riaperto tutto dando l’idea che il peggio fosse passato. Quindi sono ripartite tutte le attività escluse le scuole, sono ricominciate le adunate religiose e politiche e addirittura in questo periodo si sono svolte le elezioni locali in alcuni stati.
I numeri della pandemia si sono di nuovo impennati (basti pensare che nelle ultime 24 ore sono stati registrati 414.188 contagi, mai così tanti dall’inizio dell’emergenza sanitaria in tutto il mondo, e ci sono stati circa 4.000 morti) e adesso la fine del tunnel si è allontanata notevolmente.

Abbiamo attivato un nuovo progetto per sostenere il Paese in questo tragico momento: “Supporto per acquisto farmaci e materiale sanitario a seguito dell’emergenza causata da COVID 19”, il numero è il 608 e si trova a questo link. Vi chiediamo di aiutarci a condividerlo e a divulgarlo, per aiutare l’India a respirare, ad andare avanti, a superare anche questa terribile crisi… a vivere: https://www.bhalobasa.it/progetti/info-progetto/?id=608

A woman with a breathing problem receives oxygen support for free at a Gurudwara (Sikh temple), amidst the spread of coronavirus disease (COVID-19), in Ghaziabad, India, April 24, 2021. Picture taken April 24, 2021. REUTERS/Danish Siddiqui

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