di Gianmarco Braccini
Il viaggio è un viaggio fuori, l’India, e un viaggio dentro te stesso in India. Vedi cose fuori che ti lasciano senza fiato, la gente, il traffico , i clacson, i tuc tuc, gli autobus, le bancarelle senza bancarelle, la merce in terra, i polli nelle stie, le capre appese e scuoiate nelle macellerie senza frigoriferi e banconi, i camion, i carrettini con le biciclette, i pedoni che provano disperatamente ad attraversare la strada, i centri di accoglienza gestiti da preti e suore che non finiscono mai di darsi da fare, gli slums, l’umanità viva che ogni giorno vive la sua sofferenza con coraggio, con dignità, lasciata sola nella loro gara di sopravvivenza. I volontari di Bhalobasa che tentano con tutto quello che hanno di riuscire ad aiutare gli ultimi, veramente ultimi a vincere questa gara. Sopravvivere in queste condizioni è un’impresa titanica. Portare una ciotola di riso in quattro metri quadrati di casa, ogni sera, è una vittoria meravigliosa, per loro e per i loro figli.
Il viaggio dentro è una cosa che ti cambia… Ti senti graffiare, svuotare, togliere il rispetto e la dignità di te, ti senti montare la rabbia, l’indignazione, ti chiedi dov’è la giustizia, dov’è il tuo essere umano, dov’è il tuo aiuto per gli altri, ti vergogni quasi di essere nato dall’altra parte del mondo… Quella fortunata. Senti che va fatto qualcosa per giustizia, perché è quella che davvero manca. Senti che queste persone non possono essere lasciate sole… Ti senti svuotato senza fiato. Vedere è molto diverso da sapere è calarsi dentro la vita di queste persone, è sentirsi in colpa perché sai che, comunque, alla fine tornerai a casa.