di Simona Caroti
Primo caso di poliomielite a Gaza, dopo 25 anni di assenza di questa gravissima malattia, riscontrato in un bambino di dieci anni non vaccinato, a Deir al-Blah.
Per questa ragione le Nazioni Unite e molte organizzazioni umanitarie, medici e personale sanitario hanno lanciato un forte appello almeno a una tregua, nelle ostilità, per consentire la vaccinazione di 640.000 bambini sotto i 10 anni.
Ci uniamo a questo appello-allarme, consapevoli delle terribili conseguenze che si verificherebbero se non venisse ascoltato!
Il rischio che si diffonda una epidemia di polio, vista la situazione di Gaza, è infatti molto alta. Ne conosciamo l’estrema gravità, sappiamo che non esiste cura e che l’unico modo di prevenirla è il vaccino.
Attualmente solo in Pakistan e Afghanistan non si è, purtroppo, ancora riusciti a fermarla e resta endemica.
Nei Paesi africani, anche quelli dove operiamo, è stata fermata con le vaccinazioni nel 2020, in
India, dove la nostra organizzazione è nata, nel 2014.
Come sottolinea Save the Children International dopo 10 mesi di bombardamenti il pericolo di epidemie in genere è elevato e il sistema sanitario è al collasso. Solo 16 su 36 ospedali continuano a lavorare, e parzialmente, ma c’è assenza di farmaci, di cibo e di acqua.
Come evidenzia Oxfam sono stati, tra l’altro, distrutti tutti gli impianti delle acque reflue, di conseguenza molte strade sono inondate da acqua contaminata.
Se non ci sarà l’immediato cessate il fuoco o al peggio una tregua, che consenta la vaccinazione antipolio di almeno il 95% dei bambini, la catastrofe umanitaria sarà inevitabile.
Rinnoviamo l’appello, unendoci alle organizzazioni che l’hanno lanciato con immensa preoccupazione, come hanno fatto anche le Nazioni Unite.